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Lanciano – Enorme successo per il convegno nazionale della LAIC (Libera Associazione Invalidi Civili) svoltosi a Lanciano lo scorso 27 gennaio ‘18.
Auditorium ‘Gennaro Paone’ della Bper affollato con studenti, cittadini ed esperti del settore accorsi per il convegno, diventato ormai, dal 2006, uno dei più importanti del territorio. Relatore unico è stato il professor Paolo Crepet, ospite di grande spicco a livello nazionale. Ad inizio convegno, il saluto del presidente regionale della Laic Abruzzo, Carlo Barrella: “Anche quest’anno, come avviene ormai con cadenza annuale sin dal 2006, la Laic d’Abruzzo organizza un evento per affrontare un problema di rilevanza sociale. Quest’anno il tema è stato ‘Il bullismo e la dispersione scolastica’. Sono stati nostri ospiti gli studenti dell’Istituto De Giorgio di Lanciano, che hanno presentato i loro lavori sulla tematica affrontata. Ad onorarci della sua presenza, quest’anno, è stato il Professor Paolo Crepet, psichiatra e psicologo nonché direttore scientifico della scuola per genitori”.
Barrella prosegue e introduce la tematica che verrà affrontata e spiega: “Come si combatte il bullismo e la dispersione scolastica? Insulti ed umiliazioni sul web a scuola sono ormai così frequenti tra i ragazzi da essere diventata un’emergenza sociale e l’esperienza ci dice che il segreto non è tacere. Attualmente, in Italia, un adolescente su cinque è vittima di bullismo. Quasi l’80% dei casi avvengono tra le mura scolastiche, con conseguenze gravi per chi subisce. Alcune vittime sono arrivate a compiere atti di autolesionismo o addirittura a suicidarsi. E’ fondamentale capire come nasce il bullismo, così come la sua declinazione web il così detto cyber bullismo, in modo da riuscire a contrastarlo. Oggi i giovani vivono in un discreto benessere e possono essere ancora più vulnerabili: molti ragazzi e ragazze non conoscono il senso della frustrazione e tentano di sopravvivere a un presenti di privilegi, terrorizzati da un futuro incerto. Mai come oggi i giovani devono affrontare una società incapace di prestar loro attenzione e il rispetto, i segni di affetto e gli ideali di cui hanno bisogno.
Il team è stato affrontato il nostro illustre ospite, il Prof Crepet, che ci ha guidato verso un percorso educativo e formativo. Nel suo intervento, infatti, il Professor Crepet ha esaminato la situazione attuale dei giovani che vengono presentati come intelligenti ma non molto svegli: in sostanze Crepet sostiene che c’è da parte dei giovani una curiosità intellettuale che non sempre viene sfruttata a dovere. Questo, secondo Crepet, non dipende dalla scuola ma dai genitori che vengono ritenuti troppo permissivi verso i propri figli. Un buonismo eccessivo che porta i ragazzi a credere di non dover guadagnarsi ciò che molto facilmente viene loro dato. Questo, a lungo andare, porta ad impigrire l’intelletto dei ragazzi che spesso, troppo spesso purtroppo, porta a casi di bullismo che molto spesso nascono da una noia dei ragazzi, abituati a non dover conquistare i privilegi di cui godono. Anche i genitori hanno ruolo fondamentale: secondo Crepet questi ultimi devono lasciare la propria permissività e utilizzare il famoso, per usare un espressione molto comune, pugno duro. Ovvero educare i propri figli a guadagnarsi ciò che ottengono, aspetto che con il progresso dei tempi si è perduto. Anche l’avvento dell’era digitale tramite social e smartphone è avvenuta senza controllo: rapporti interpersonali quasi del tutto inesistenti e social che ‘vendono’ fama e visibilità. La connettività, infatti, è avvenuta senza controllo, alimentando ulteriormente il fenomeno del bullismo.
In definitiva potrebbe sembrare che il quadro, molto realistico, presentato dal Professor Crepet descriva un momento che lascia senza speranza, in realtà non è così. Crepet parla di speranza, che deve partire da chi i giovani li deve educare, ovvero la famiglia. Riprendendo il titolo del convegno si può dire che scappare non è la soluzione, ma risolvere il problema sì e bisogna tornare ai valori che ci sono ancora ma che devono essere riscoperti. Dagli adulti che, di conseguenza, devono trasferirli ai giovani, ma sempre al passo con i tempi. La tematica del bullismo, infine, è stata affrontata dal video realizzato dagli studenti del De Giorgio, che ha messo tutti d’accordo: essere bulli non vuole dire essere più bravi o migliori degli altri, ma l’esatto contrario. Bisogna poi tenere conti che spesso chi pratica il bullismo è a sua volta vittima di un malessere sociale che spesso, tramite l’ascolto e non solo, può essere curato.